COMINCIAMO DA NOI, raccogliamo l’invito del presidente del Crl Giuseppe Baretti (C.U. nr 26 del 15.11.2018)

Che la misura fosse ormai colma era abbastanza tangibile, che servisse della violenza per capirlo doveva essere evitato.

In questi giorni sono balzati alle cronache episodi gravi ma che sono solo la punta dell’iceberg di quanto ogni Sabato o Domenica succede sui nostri campi. Talvolta è piuttosto imbarazzante trovarsi ad osservare una partita di calcio, anche giovanile purtroppo, in quanto l’unica costante sono situazioni deplorevoli che hanno come obiettivo l’offendere chi della partita è un protagonista con compiti diversi di chi deve calciare la palla ma altrettanto importante. L’arbitro, essenziale  per lo svolgimento della gara stessa e per la possibilità, per chi come spettatore vi partecipa con l’emozione e il piacere di vedere il proprio figlio, amico o beniamino, nelle vesti di giocatore di calcio, di qualsiasi livello.

Peccato però che in quei 90 minuti, o meno secondo le categorie, ci si dimentichi che quel ragazzo o adulto, è, alla pari degli altri protagonisti nel rettangolo di gioco, un figlio o un amico, comunque una persona che per lo sport presta un servizio e vive questa passione in una veste diversa, certamente, ma ogni volta con la stessa emozione di chi prepara la borsa la sera prima, con la stessa voglia di fare bene di chi allena la squadra, con la stessa attesa dello spettatore che non vede l’ora di assistere alla partita.

E’ ora di dire basta una volta per tutte ad episodi di maleducazione da parte dei giocatori, degli allenatori e  dei dirigenti, da parte degli spettatori tante volte con l’aggravante di essere genitori, con  a pochi seggiolini di distanza,   chi è genitore o fratello di questi ragazzi. Come le nostre squadre,  in cuor loro “gli atleti della squadra arbitrale”, in quella stessa partita sperano di fare la loro miglior partita e necessitano dello stesso entusiasmo che hanno bisogno i nostri atleti dopo magari una prestazione non bellissima, perchè ci sta anche di sbagliare, pronti ad essere corretti dai loro preparatori, alla stessa stregua dei nostri allenatori con i nostri giocatori.

Un vecchio dirigente insignito del Seminatore d’oro, Emilio Zanotti, scopritore di diversi talenti del calcio soprattutto professionistico, sosteneva nelle discussioni  con i giovani e i loro genitori, che se nella partita  commettessero gli stessi errori di un arbitro, la Nazionale non avrebbe alcun tipo di problema a vincere Mondiali ed Europei. Magari se venisse tolto l’alibi dell’arbitro potrebbero esserci argomenti su cui meglio lavorare.

Questo ancora una volta per  sdrammatizzare, il nostro deve essere uno sport che educa i protagonisti, uno sport che dia possibilità di emergere, uno sport che dia la felicità di frequentarsi, uno sport che tenga i ragazzi affezionati ad un mondo che deve essere il più possibile sano dove la cultura del rispetto, dell’impegno, dei valori deve farla da padrone, con questo spirito non sarà un problema parlare di un fuorigioco o di un rigore, Var o non Var  ne sono pieni comunque i giornali e le Tv, ma sicuramente si sarà una piccola parte di un mondo migliore.

Ci avviciniamo ad un altro week -end di calcio, sicuramente domenica sera saremo a raccontare, a spiegare di questa o quella partita, magari vinta o persa per un gol  difficile fatto o un gol facile sbagliato,  per una palla finita sotto le gambe,  o per un allenamento fatto male, magari, anche sì, per un rigore non visto o dato erroneamente, l’importante però sarà che in ognuno di noi attori di questo Sport, dal campo alla tribuna, ci sia la consapevolezza di esserci comportati da persone, con  la P maiuscola. Cominciamo da noi.